Garbatella

Mi piace molto vedere le case, i quartieri. Il mio preferito è la Garbatella...

Nanni Moretti in Caro Diario

Albergo Rosso di Innocenzo Sabbatini, 1927

Un tono nostalgico, dimesso, di architettura minore (nota come "barocchetto") pervade la città giardino Garbatella sorta tra il Venti e il Trenta...

La Garbatella è una città nella città. 

Archi simbolici  introducono in un sorta di mondo fatato, lasciandoci alle spalle il caos e il frastuono di Roma.

Una città giardino, con la sua chiesa (e anche la sua "chiesoletta") la sua scuola, il suo asilo, la sua fontana, il suo mercato, il suo cinema, la sua stazione ...

Una città su misura per gatti e bambini.

Si esce dalla maglia ortogonale, impietosa e monotona della metropoli romana, con casermoni tutti uguali, alveari dove stipare le persone, per entrare in un insieme di stradine, dove è bello perdersi come in un bosco. 

Stradine misteriose, nessuna delle quali è un monotono rettilineo che svela subito la meta, ma tanti nastri sinuosi e avvolgenti, che assecondano l'orografia naturale dell'aprica collina per condurci per mano alla scoperta della Garbatella e dei suoi tanti punti di riferimento: il Palladium, l'Albergo Rosso, la Fontana Carlotta... Ma la Garbatella più vera si ritrova nei grandi cortili, dove ci sono altri percorsi, questa volta solo pedonali, dove si possono stendere i panni, e dove i fortunati abitanti possono affacciarsi beatamente lasciandosi alle spalle il mondo là fuori. 

Posta su una collina tra Roma e il mare, la Garbatella forse è già una sorta di borgo marinaro, e l'aria di mare ci arriva nelle sere estive, con un fresco venticello, ma i materiali con cui è costruita, in prevalenza tufo dorato della Campagna Romana che si trova nelle recinzioni, nelle scale esterne, negli arconi d'ingresso, i tetti a capanna, i comignoli, sono evidenti richiami all'architettura rurale del casale, uno stile "vernacolare" tutto inventato negli anni venti, ma evidentemente  riuscito. 

Un set naturale come la Garbatella non poteva che essere scoperta dal cinema.

Tra i tanti film dedicati a questo quartiere (dai Soliti Ignoti a Caro Diario) che si limitano a darne un'immagine fuggevole, vorrei qui ricordare un film di Luciano Emmer che non viene mai citato,  Le ragazze di Piazza di Spagna del 1952, dove una delle ragazze abita proprio a piazza Sapeto, nel cuore del quartiere. E la Garbatella emerge  in questo film, specchio fedele e sorridente di un'epoca ormai lontana, in tutto il suo spessore umano e sociale ed è vista come una grande famiglia che abbraccia tutto il quartiere, dove anche i problemi individuali trovano una soluzione in una dimensione comunitaria. 

Uno sguardo profondo sul quartiere che nessun altro film ha più avuto.  

Luigi Cherubini

Piazza Sapeto nel film di Luciano Emmer, Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)

Albergo Rosso

Frutto di un colpo di mano estivo del giovane architetto Innocenzo Sabbatini, rimasto solo a lavorare in una Roma deserta  nella calura dell'agosto 1927...

Questo babelico falansterio presenta una facciata concava con al centro la torre dell'orologio, con lo straordinario vano dei ballatoio centrale da cui si accede ai pianerottoli e agli appartamenti dell'albergo.